Quale scienza è utile per la trasformazione del mondo?

Leonardo Boff

I paesi che compongono il G20, dal 2017, hanno creato un collegamento tra le accademie scientifiche dei paesi membri per elaborare sussidi scientifici e tecnologici per i loro incontri annuali. Responsabile dell’incontro di questo gruppo è il paese che ospita il G20, in questo caso il Brasile, dove il vertice è in svolgimento in questi giorni a Rio de Janeiro. Il gruppo ha creato il nome Science20. Gli studi ed i dibattiti si sono conclusi il 2 luglio di quest’anno.

Il tema è “La scienza per la trasformazione mondiale” ed è articolato in cinque assi tematici: intelligenza artificiale, bioeconomia, processo di transizione energetica, sfide sanitarie e giustizia sociale.

Trattandosi di qualcosa di molto importante, è necessaria un’analisi attenta sulle proposte avanzate ai Capi di Stato e di Governo riuniti in questo Vertice.

Poiché si tratta di un tema specifico nei settori della scienza e della tecnologia, è naturale che la sintesi presentata nei cinque argomenti trattati si concentri su questi rami della conoscenza.

Tuttavia, appare subito evidente che abbiamo a che fare con un discorso intra-sistemico, senza mettere in discussione i presupposti alla base di questo sistema. In esso opera il paradigma delle scienze della modernità, che atomizza i saperi, è antropocentrico poiché vede l’essere umano separato dalla natura, il cui asse strutturante della sua pratica è la volontà di potere/dominio su tutto e tutti. Si inserisce, senza alcuna osservazione critica, nell’ambito del sistema del capitale, creato da questo paradigma, con tutti i suoi mantra ben noti.

In questo senso, nella sintesi pubblicata, non vi è alcuna appropriazione del nuovo paradigma olistico e relazionale basato sulla fisica quantistica (Bohr/Heisenberg), la cui comprensione fondamentale è sostenere che tutto è in relazione con tutto e nulla esiste al di fuori della relazione; nella scienza introdotta da Einstein dell’equivalenza tra materia ed energia; né nella nuova biologia e cosmologia, viste in processo, quindi, come cosmogenesi e biogenesi; né nel discorso ecologico che dal suo fondatore Ernst Haekel (1834-1919), il quale coniò la parola ecologia (1866), considerandola come la scienza delle relazioni, poiché tutti gli esseri sono interconnessi e tutti sono in dialogo permanente con l’ambiente. Ciò è stato chiaramente espresso nella Carta della Terra, adottata dalle Nazioni Unite (2003), come uno dei documenti ufficiali più importanti dell’ecologia attuale: “Le nostre sfide ambientali, economiche, politiche, sociali e spirituali sono interconnesse e insieme possiamo creare soluzioni inclusive (Preambolo, 4). Lo stesso scrive Papa Francesco nella sua enciclica Sulla cura della casa comune (2015).

Invano troviamo nella citata sintesi tale “interconnessione” e la ricerca di “soluzioni inclusive”. I temi corrono paralleli senza che si riscontri alcuna interconnessione sistemica tra loro.

Ciò nonostante; sia chiaro tra noi che la scienza è la tecnica fondamentale per il funzionamento delle nostre società complesse. Ma siamo anche coscienti attraverso l’epistemologia contemporanea che dietro ogni sapere ci siano interessi di ogni tipo, compresi quelli geopolitici. Basti ricordare il classico libro di Jürgen Habermas, “Conoscenza e interesse” (Biblioteca Universale Laterza, 1990), filosofo e sociologo della scuola di Francoforte.

Quali sarebbero questi interessi? L’aspetto più importante è il mantenimento dell’attuale sistema socio-economico, il capitalismo, come modo di produzione e sua espressione politica, il neoliberismo con il suo mercato. Inoltre, la preoccupazione della potenza dominante, gli USA, per la sicurezza al fine di garantire un mondo unipolare, fondato sulla tecno-scienza e sulla produzione di armi sempre più sofisticate, molte delle quali così potenti da poter liquidare la vita del genere umano. In funzione di questo proposito si investono migliaia di miliardi di dollari che, se destinati diversamente, risolverebbero il grave problema della fame, della salute e dell’alloggio per milioni di persone emarginate dall’attuale sistema dominante.

Al di là di queste riflessioni teoriche, vale la pena evidenziare gli effetti concreti di questo tipo di scienza e tecnica sviluppatosi a partire dalla modernità e ancora in vigore oggi. Nella volontà di dominare tutto, è stato creato il principio di autodistruzione con ogni tipo di arma letale, il che dimostra che la razionalità tecnico-scientifica è divenuta del tutto irrazionale. La furia per l’accumulazione ha devastato praticamente tutti gli ecosistemi terrestri e marini. Il consumo dei paesi opulenti richiede più di una Terra e mezza di beni e servizi, cosa che il pianeta non può soddisfare: il noto “Earth Overload”. L’estrazione estremamente intensiva delle risorse naturali, di alcuni beni comuni collettivi (come l’acqua, le foreste e i semi), ha portato all’attuale crisi ecologico-sociale di oggi.

Questa crisi è dimostrata dal riscaldamento globale che non ha precedenti dall’ultimo periodo interglaciale di 125mila anni fa. Le temperature globali hanno raggiunto un record nel 2023 e nel 2024, raggiungendo 1,5ºC al di sopra del periodo pre-industriale (1850-1900). Le inondazioni e gli incendi hanno devastato diverse regioni, come tra noi in Brasile il Rio Grande do Sul e il Pantanal. La disuguaglianza sociale è una delle realtà più perverse: l’1%

più ricco possiede più della metà della ricchezza mondiale. L’inquinamento atmosferico dovute alle mini-particelle è responsabile di molte malattie e, ogni anno, di 7 milioni di morti premature. E potremmo continuare con molti altri effetti dannosi derivanti da questo paradigma.

L’importante è dire che questo degrado del pianeta Terra e della vita ha come attori principali proprio coloro che si incontrano al vertice del G20 (con alcune eccezioni): i Governi dove si trovano i potenti e i ricchi di questo mondo. È sintomatico che nella voce “Giustizia sociale” non ci sia una parola sulla brutale disuguaglianza sociale globale. Si concentrano sull’espansione dell’accesso universale a Internet. Nella voce “Bio-economia” speravamo che ci si riferisse al superamento dell’attuale tipo di economia, altamente esclusivista, centrata sulla produzione di beni materiali. Invece di collocare, come suggerisce il titolo, la vita al centro e la scienza e la tecnologia, la politica e l’economia al servizio della vita. Ma si lancia un appello “a formulare un quadro di politiche congiunte che consentano ai paesi di attuare programmi di bio-economia…migliorare la qualità della vita e proteggere le risorse naturali”. Senza toccare il sistema di accumulazione ed esclusione, è un bellissimo proposito come l’Accordo di Parigi del 2015 che non è stato messo in pratica. Tale proposito idealistico va contro la logica del sistema dominante. Sicuramente non sarà implementato.

Sono questi alcuni aspetti critici alle proposte di tecnici e scienziati che saranno presentate al vertice del G20 di Rio de Janeiro. Sottolineo la proposta del comosso Presidente Lula di formare un’Alleanza Globale contro la Fame e la Povertà.Gli USA si hanno mostrato contra, nella logicsa perversa e egoistica del capitalismo centrasle.

Ma bisogna dire la verità: questo tipo di tecno-scienza, senza coscienza, non è sufficiente per la trasformazione del mondo. Se ci concentriamo semplicemente sui mezzi senza definire altri fini umanitari ed ecologici, secondo un altro paradigma, cammineremo in direzione di una catastrofe incommensurabile.

Quanta verità e quanto cambiamento di direzione sostiene lo spirito del capitale? Questa è una domanda che difficilmente troverà una risposta.

Leonardo Boff ha scritto O doloroso parto da Mãe Terra: uma sociedade de fraternidade sem fronteiras e de amizade social, Vozes 2021; Cuidar da Casa Comum: pistas para protelar o fim do mundo, Vozes 2024.

(traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)

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