La planetizzazione dell’umanità contro il “MAGA” di Trump

Leonardo Boff

I nostri antenati (ominidi) iniziarono il processo di evoluzione circa 7-8 milioni di anni fa. L’attuale homo sapiens, portatore di coscienza riflessa, di intelligenza, di capacità di amore e di linguaggio, da cui noi discendiamo, è emerso solo 200 mila anni fa. In precedenza, per diversi milioni di anni è vissuto in Africa. Lì si sono sviluppate le nostre strutture antropologiche di base che costituiscono la nostra umanità. Pertanto, in qualche modo, siamo tutti africani. Poi è cominciata la grande dispersione nel vasto mondo fino ad occupare tutti gli spazi terrestri. Ora si è iniziato il grande viaggio di ritorno affinché tutti si ritrovassero nella stessa Casa Comune, il pianeta Terra. Si è inaugurata una nuova fase dell’umanità e della Terra, la fase planetaria che altri chiamano globalizzazione. Solo nel 1521, quando Ferdinando Magellano e i suoi marinai effettuarono la circumnavigazione marittima, si diffuse la consapevolezza collettiva che la Terra è rotonda e può essere raggiunta da qualunque luogo. Le potenze dell’epoca, Portogallo e Spagna, iniziarono la loro occupazione/invasione dell’Africa, di Abya Yala e di parti dell’Asia. Furono i primi passi della mondialisazione.

Questa mondialisazione è cresciuta e si presenta oggi in molte forme. Si parla di globalizzazione economico-tirannosaurica, di globalizzazione umano-sociale e di globalizzazione ecozoico-spirituale. Quella predominante è l’economico-finanziaria, che chiamerei fase dei dinosauri, poiché si materializza in forma vorace che ci fa pensare ai dinosauri, poiché opprime gli esseri umani e divora la natura. In verità, si tratta della occidentalizzazione del mondo, con i suoi valori come la democrazia, i diritti umani, la scienza e la tecnologia e anche i suoi difetti come la volontà di dominio, il suo spirito bellicoso, il suo individualismo (Serge Latouche, L’occidentalizzazione del mondo, Bollati Boringhieri 1992).

Mai l’essere umano mai ha vissuto da solo. Il pensatore tedesco Norbert Elias vedeva la socialità nelle “unità di sussistenza” (Il processo di civilizzazione, 1959) la cui funzione era quella di garantire il gruppo dai rischi esistenziali e allo stesso tempo imporre il controllo sulla violenza, sia interna al gruppo che contro gruppi esterni. La convivenza solidale e il controllo della violenza sono alla base di ogni società e civiltà.

Queste “unità di sussistenza” si sono sviluppate storicamente in città, metropoli e oggigiorno in mega-corporazioni e potenze con un fantastico potere economico e un potere militare con la capacità di distruggere tutta la vita con le sue armi nucleari, chimiche e biologiche. Gli studiosi arrivano a vedere nella letalità delle armi nucleari una curiosa funzione civilizzatrice, nel senso di preservare la guerra che sarebbe definitiva. “La sua utilità starebbe nel non-impiego” poiché eviterebbe la “Distruzione Reciprocamente Assicurata” (Mutually Assured Destruction) nelle parole di Stephen Mennel, in (Mike Featherstone (org,), Cultura global, Voices 1994, p.389).

La questione urgente non ancora realizzata è la costituzione di una governance democratica planetaria. Il fatto nuovo, che tutti siano all’interno della stessa Casa Comune, esige un’istanza plurale di uomini e donne, rappresentanti di tutti i popoli e interessi per pensare al destino dell’umanità e, principalmente, incontrare soluzioni globali a problemi globali come il Covid-19, o l’attuale il crescente riscaldamento della Terra e la devastazione della biodiversità.

Attualmente si vive un paradosso: da un lato si verificano con ogni mezzo le interrelazioni tecniche, economiche, politiche e culturali della mondalisazione, la scoperta dell’unica Casa Comune, come fatto irreversibile, e dall’altro la preservazione delle sovranità nazionali, di per sé obsolete con guerre altamente letali per garantire i confini di determinate nazioni. Non si è formata la coscienza collettiva che siamo cittadini planetari e che “La mia Patria è la Terra”. Qui risiede il vero pericolo del mantra del presidente Donald Trump: “Make America Great Again” (MAGA) o dell’aforisma “America first” “l’America al primo posto”, ma che si traduce in: “Solo l’America”. Se la più potente potenza economica, tecno-scientifica e militare si isola e non assume la sua responsabilità di fronte ai gravi rischi che pesano sulla vita e l’umanità, insieme a tutti gli altri, potremo vedere realizzate le severe parole pronunciate recentemente dal Segretario Generale dell’ONU António Gutérrez: “O intraprenderemo un’azione collettiva o, allora, vivremo un suicidio collettivo”. Ha ben evidenziato Edgar Morin all’età di 93 anni: “Ci vorrebbe un’improvvisa e terribile escalation di pericolo, e l’arrivo di una catastrofe per costituire la scossa elettrica necessaria alla presa di coscienza e di decisione” (Sociedade-mundo ou império, em Politica Externa vol 1 del 2022 pag. 85). Trump e ex-presidente Jair Bolsonaro sono noti negazionisti che, secondo Noam Chomsky, in un museo del male “dovrebbero avere una stanza speciale per embrambi” (Como parar o relógio do Juízo final? Editora ICL 2023 p.22).

In questo momento ci troviamo di fronte a questo dilemma: o fondiamo una pace duratura tra tutti e con la comunità di vita oppure potremo conoscere un olocausto nucleare, conseguenza del negazionismo e dell’irresponsabilità umana. Quando le potenze si contendono l’egemonia, come nel caso di Stati Uniti, Russia e Cina, dicono gli studiosi, di solito si conclude con una guerra. Se fosse nucleare potrebbe essere la guerra terminale.

Faccio mie le parole dell’astronauta Sigmund Jähn, al ritorno sulla Terra: “Le frontiere politiche sono già state superate, anche le frontiere delle nazioni sono state superate. Siamo un unico popolo e ciascuno è responsabile per il mantenimento del fragile equilibrio della Terra. Noi ne siamo i guardiani e dobbiamo prenderci cura del nostro futuro comune”. Questa è la nostra sfida e responsabilità.

Leonardo Boff ha scritto Cuidar da Terra: como evitar o fim do mundo, Vozes 2023. (traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)

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