“Là dove ogni essere è fratello”: Leonardo Boff attualizza il Cantico delle Creature

800 anni fa la stesura del Cantico di Francesco d’Assisi

Di Pierluigi Mele

Gianni Alioti

Leonardo Boff all’Antonianum di Roma durante le sue lezioni sul cantico

Intervista il teologo brasiliano Leonardo Boff, a 800 anni dalla stesura del Cantico di Francesco d’Assisi, sulla cura del creato, la giustizia sociale e la speranza di un’ecologia integrale. Per la sua opera teologica sulla ecologia nei giorni scorsi il Pontificio Ateneo Antonianum, di Roma, ha conferito a Boff un premio accademico sull’ecologia integrale.

1.Qual è il significato profondo del Cantico delle Creature oggi, a 800 anni dalla sua composizione, e come questo testo continua a influenzare la spiritualità e la cultura contemporanea?

Il Cantico delle Creature rappresenta la riconciliazione dell’essere umano, in questo caso di San Francesco, con tutte le creature. Egli intuì che sono tutte creature di Dio e per questo esiste un legame di parentela tra tutte loro, incluso tra gli esseri umani. Con ciò, San Francesco realizza una convergenza tra l’ecologia interiore (gli impulsi, i desideri e le ansie interiori) e l’ecologia esteriore (la natura e i suoi esseri). Vive un’esperienza di una totalità, propria dei mistici che incontrano Dio in tutte le creature.

2. In che modo il messaggio di fraternità e di cura della creazione espresso da San Francesco nel Cantico si collega al richiamo di Papa Francesco nella Laudato si?

La nostra cultura intrattiene un rapporto utilitaristico con la natura. Non vede legami di parentela tra tutti gli esseri e tra gli esseri umani. Non le attribuisce alcun valore proprio, indipendente dall’uso umano. Per questo si sente in diritto di sfruttarla senza pietà. Cuore universale, per Francesco «ogni creatura era una sorella, unita a lui da vincoli di affetto; per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste, specialmente di ciò che è fragile», annota l’enciclica. Per questo chiedeva ai frati «nel convento, di lasciare sempre una parte dell’orto incolta, perché crescessero erbe selvatiche» che, anche a modo loro, lodano Dio. La devastazione che la nostra cultura infligge alla natura, presuppone una grave assenza di un’etica della cura e di una relazione amichevole con tutti gli esseri. Questa è una lezione che dobbiamo imparare da San Francesco se vogliamo mantenere la sostenibilità della natura.

3. Quali sono le iniziative e le celebrazioni più significative organizzate in occasione di questi due importanti anniversari, sia a livello locale che internazionale?

In primo luogo, si sono tenute numerose dirette online enfatizzando l’importanza dell’enciclica. La Carta della Terra, un importante documento delle Nazioni Unite con sede in Costa Rica, ha realizzato diversi programmi mettendo a confronto la Laudato Sì e la Carta della Terra. In questi incontri hanno partecipato personalità di spicco del mondo scientifico, come il cosmologo Brian Swimme, Fritjof Capra e altri. Sono stati realizzati, inoltre, diversi programmi televisivi che hanno discusso l’importanza dell’enciclica. Nelle parrocchie si sono tenute celebrazioni con i vari esseri della natura. Sono state fatte camminate con i simboli della Laudato Sisono visitate riserve forestali per contemplare la bellezza della natura e vedere in essa la presenza del Creatore. Anche nelle comunità povere, nelle favelas, sono stati letti e distribuiti opuscoli con bellissimi disegni dell’enciclica.

4. Come può la spiritualità francescana, con la sua attenzione allarmonia tra ecologia interiore ed esteriore, ispirare azioni concrete per la salvaguardia dellambiente e della giustizia sociale?

Si sono tenuti numerosi incontri teologici, ma anche con semplici credenti, per abbracciare i valori fondamentali dell’enciclica, come la relazione di tutti con tutti, l’etica della cura e la responsabilità collettiva per la preservazione della natura. Vale la pena sottolineare che nelle comunità di base sono stati composti bellissimi canti con i testi e i valori della Laudato Sì.

5. Quali sfide antropologiche ed ecologiche emergono oggi dal confronto tra il Cantico delle Creature e la situazione attuale del pianeta, come descritta nellenciclica Laudato si?

La situazione attuale del pianeta è grave dal punto di vista ecologico, con eventi estremi, grandi inondazioni, tifoni e terremoti. Ancora più gravi sono stati i segnali provenienti da Madre Terra, che ha inviato sia un’ampia gamma di virus, il principale dei quali è il coronavirus, sia forti ondate di calore da un lato e ondate di freddo estremo dall’altro. La stragrande maggioranza non ha compreso questi segnali e continua a devastare gli ecosistemi, disboscando vaste aree della foresta amazzonica e rilasciando pesticidi nocivi nel suolo. Il Cantico alle Creature è un appello a prendersi cura della natura, a considerare i suoi elementi come fratelli e sorelle, perché tutti sono stati creati dalla Madre Terra. O ci prendiamo cura di questa sacra eredità che Dio ci ha affidato perché la custodissimo e la proteggessimo, oppure corriamo il rischio di andare incontro a grandi catastrofi ecologiche-sociali, che alla fine causeranno la scomparsa di gran parte dell’umanità. Non dobbiamo dimenticare il severo monito dell’enciclica Fratelli tutti: “Siamo tutti sulla stessa barca, o ci salviamo tutti o nessuno si salva”.

6. In che modo il Cantico e lenciclica invitano a una nuova relazione con il creato, superando la logica del dominio e del consumo per abbracciare quella della cura e della fraternità universale?

Il Papa, nelle sue due encicliche ecologiche, mette a confronto due paradigmi di relazione con la natura. Il paradigma moderno del “dominus” (l’essere umano signore e padrone della natura), che non si  sente parte di essa e ne sfrutta al massimo le ricchezze. Ha portato innegabili benefici all’umanità. Ma ha anche sfruttato eccessivamente le sue risorse al punto che oggi il consumismo, soprattutto nei paesi ricchi, esige più di una Terra per soddisfare le sue richieste. La Terra è devastata e malata. Dobbiamo aiutarla a ritrovare la sua vitalità e rigenerazione, altrimenti parte dell’umanità sarà condannata a scomparire a causa della fame e delle malattie. L’enciclica è un grido per prendersi cura della natura e salvaguardare le basi ecologiche che sostengono la nostra vita.

7. Quale eredità spirituale e culturale lascia San Francesco, attraverso il Cantico, alle nuove generazioni e come questa eredità può essere valorizzata oggi, alla luce delle sfide globali?

Il Cantico delle creature è un appello, pieno di speranza, ma anche di preoccupazione, affinché ci si prenda cura della nostra Casa Comune se vogliamo ancora rimanere su questo pianeta. Dobbiamo farlo con gioia, prendendoci cura di tutti gli esseri perché siamo tutti insieme come fratelli e sorelle. Il fatto certo è: non possiamo continuare con la devastazione degli ecosistemi e con il consumismo, perché questo potrebbe ingrossare la processione di coloro che si dirigono verso la loro sepoltura. Dobbiamo cambiare in direzione della cura, verso una relazione affettuosa con tutti gli esseri e verso una responsabilità condivisa. Altrimenti, potremmo non esistere più su questo pianeta. La Terra continuerà a girare intorno al sole per migliaia e migliaia di anni, ma senza di noi. Abbiamo la speranza che Dio risvegli una nuova coscienza nell’umanità, facendogli intraprendere un cammino amichevole con la natura e di cura gli uni degli altri e di tutto il pianeta. Egli si è annunciato nel Libro della Sapienza come “l’appassionato amante della vita” (11,26) e non permetterà che scompariamo così miseramente. Siamo stati chiamati a custodire e prenderci cura della sua creazione e ci risveglieremo per questa nostra vocazione. Questa è la nostra speranza.

(traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)

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L’unione dell’ecologia interiore con la esteriore: il Cantico a Frate Sole di Francesco d’Assisi

Leonardo Boff

Nel 1967, nel suo articolo ampiamente diffuso “Le radici storiche della nostra crisi ecologica“, lo storico Lynn White Jr. accusò il giudeo-cristianesimo, a causa del suo viscerale antropocentrismo, di essere il fattore principale della crisi che ora è diventata di dominio pubblico. Inoltre, egli ha riconosciuto che questo stesso cristianesimo aveva un antidoto nel misticismo cosmico di San Francesco d’Assisi.

Per rafforzare questa idea, suggerì di proclamarlo “patrono degli ambientalisti”, cosa che Papa Giovanni Paolo II fece il 29 novembre 1979. Infatti, tutti i suoi biografi, come Tommaso da Celano, San Bonaventura, la Leggenda della Perugina (una delle fonti più antiche) e altre fonti contemporanee, attestano “l’unione amichevole che Francesco stabilì con tutte le creature…”. Diede i dolci nomi di fratelli e sorelle a tutte le creature, agli uccelli del cielo, ai fiori del campo e persino al feroce lupo di Gubbio.

Stabilì fraternità con i più discriminati, come i lebbrosi, e con tutte le persone, come il sultano musulmano Melek el-Kamel in Egitto, con il quale intrattenne lunghi dialoghi. Pregavano insieme. San Francesco assunse il titolo più alto che i musulmani attribuiscono ad Allah, “Altissimo”. Il Cantico delle Creature inizia con l’”Altissimo”.

Nell’uomo di Assisi, tutto è circondato dalla cura, simpatia e tenerezza. Il filosofo Max Scheller, professore di Martin Heidegger, nel suo celebre studio “L’Essenza e le forme della simpatia” (1926) dedica pagine brillanti e profonde a Francesco d’Assisi. Egli afferma: “Mai nella storia dell’Occidente è emersa una figura con una simile forza di simpatia ed emozione universale come quella che troviamo in San Francesco”. Mai più è stato possibile preservare l’unità e l’integrità di tutti gli elementi come in San Francesco, nelle sfere della religione, dell’erotismo, dell’azione sociale, dell’arte e della conoscenza” (1926, p. 110). Forse per questo Dante Alighieri lo definì “il sole di Assisi” (Paradiso XI, 50).

Questa esperienza cosmica prese forma brillante nel suo “Cantico di Frate Sole” o “Il Cantico delle Creature”. Lì troviamo una sintesi completa tra ecologia interiore (gli impulsi della psiche) ed ecologia esteriore, la relazione amichevole e fraterna con tutte le creature. Stiamo celebrando l’800° anniversario del Cantico di Frate Sole in un contesto così lamentevole come quello attuale. Per quanto possa sembrare strano, ha senso perché, in mezzo a un dolore fisico e spirituale insormontabile, Francesco d’Assisi ebbe un momento di illuminazione e creò e cantò con i suoi frati questo inno, che è pieno di ciò di cui abbiamo più bisogno: l’unione del cielo con la Terra, il significato sacramentale di Frate Sole, della Luna, dell’acqua, del fuoco, dell’aria, del vento e della Madre Terra, visti come segni del Creatore e, infine, la pace e la gioia di vivere e coesistere in mezzo alle tribolazioni che stava sperimentando e da cui anche noi siamo travolti.

Consideriamo innanzitutto il contesto in cui nacque l’inno. La Legenda Perugina ne contiene un resoconto dettagliato. Due anni dopo la stigmatizzazione sul Monte della Verna, Francesco fu colto da un grande amore, che, nel linguaggio di Bonaventura, significava una morte senza morte. Francesco era quasi cieco. Egli non poteva vedere questo sole. Sofferenze interiori ed esteriori lo affliggevano ripetutamente. L’ordine che aveva fondato stava diventando un’istituzione e non più un movimento di rigorosa osservanza del Vangelo. Questo lo faceva soffrire molto.

Era la primavera del 1225. Il luogo era la piccola cappella di San Damiano, dove vivevano Chiara e le sue consorelle. Pieno di dolore, non riusciva a trovare pace. Trascorse cinquanta giorni in una cella buia, incapace di vedere la luce del giorno o il fuoco della notte. Il dolore agli occhi gli impediva di dormire o riposare. Quasi disperatamente, egli pregò: “Aiutami, o Signore, nella mia malattia, affinché io possa sopportarla pazientemente”. Non chiese di esserne liberato, ma solo di poterla sopportare.

Mentre pregava, il suo biografo Tommaso da Celano annota che Francesco entrò in agonia. In mezzo a questa situazione, udì una voce dentro di sé: “Felice, fratello, e felice in mezzo alle tue afflizioni e malattie. In futuro, sarai al sicuro come coloro che sono nel mio regno.”

Francesco rimase pieno di una gioia incredibile. Il giorno sorse nella notte oscura. Si sentì trasportato nel regno di Dio, simbolo dell’illimitata riconciliazione della creazione decadente con il disegno del Creatore.

Allora Francesco si alzò, mormorò alcune parole e cantò l’inno a tutte le cose: “Altissimu, omnipotente, bon Signore“. Chiamò i suoi frati e cantò con loro il Cantico che aveva appena composto.

Altissimu, onnipotente, bon

Signore, tue sole laude, la gloria

e lhonore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimu, se konfane

e nullu homo ène dignu Te

mentovare.

Laudato sie, miSignore, cum

tutte le Tue creature, spetialmente

messor lo frate sole, lo qual è

iorno, et allumini noi per lui. Et ellu

è bellu e radiante cum grande

splendore: de Te, Altissimo, porta

significatione.

Laudato si, miSignore, per sora

luna e le stelle: in celu l’ài formate

clarite e pretiose e belle.

Laudato si, miSignore, per frate

vento e per aere e nubilo e sereno

et onne tempo, per lo quale a le

Tue creature dài sustentamento.

Laudato si, miSignore, per

soraqua, la quale è multo utile et

humile e pretiosa e casta.

Laudato si, miSignore, per frate

focu, per lo quale ennallumini la

notte, et ello è bello e iocundo e

robustoso e forte.

Laudato si, miSignore, per sora

nostra matre terra, la quale ne

sustenta e governa, e produce

diversi fructi con coloriti flori et

herba.

Laudato si, miSignore, per quelli

ke perdonano per lo Tuo amore, e

sostengo infirmitate e tribulatione.

Beati quelli ke l sosterrano in

pace, ka da Te, Altissimo, sirano

incoronati.

Laudato si, miSignore, per

sora nostra morte corporale,

da la quale nullu homo vivente

pò skappare: guai a quelli ke

morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le tue

santissime voluntati, ka la morte

secunda no l farrà male.

Laudate e benedicete miSignore

e ringratiate e serviateli cum

grande humilitate”.

Come ha dimostrato il francescano Éloi Leclerc (1977), sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, per Francesco elementi esterni come il sole, la terra, il fuoco, l’acqua, il vento e altri non erano solo realtà oggettive, ma realtà simboliche, emozionali, veri e propri archetipi che forniscono energia alla psiche nel senso di una sintesi tra l’esteriore e l’interiore, e un’esperienza di unità con il Tutto. Francesco canta il sole, la luna, le stelle e gli altri esseri, incapace di vederli perché, alla fine della sua vita, era praticamente cieco. Egli include nella sua lode la cosa più difficile da integrare: la morte. Nella biografia di Celano, la morte è resa ospite di Francesco. Egli dice giovialmente: “Benvenuta, mia sorella Morte”.

San Francesco, per la sua tenerezza e la sua illimitata fratellanza, è diventato un uomo universale. Realizza pienamente il progetto umano di armonia con tutto il creato, sentendosi parte di esso come un fratello. Egli suscita in noi la speranza di poter vivere in pace con la Madre Terra.

Leonardo Boff, ha scritto “Francisco de Assis: ternura e vigor”, Vozes 1982.

(Traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)

A união da ecologia interior com a exterior: O  cântico ao Irmão Sol de Francisco de Assis.

Leonardo Boff

Em 1967, em seu amplamente divulgado artigo “As Raízes Históricas de Nossa Crise Ecológica“, o historiador Lynn White Jr. acusou o judeu-cristianismo, devido ao seu antropocentrismo visceral, de ser o principal fator na crise que agora se tornou um clamor. Além disso, ele reconheceu que esse mesmo cristianismo tinha um antídoto no misticismo cósmico de São Francisco de Assis.

Para reforçar essa ideia, sugeriu proclamá-lo “padroeiro dos ambientalistas”, o que o Papa João Paulo II fez em 29 de novembro de 1979. De fato, todos os seus biógrafos, como Tomás de Celano, São Boaventura, a Lenda de Perugina (uma das fontes mais antigas) e outras fontes contemporâneas, atestam “a união amigável que Francisco estabeleceu com todas as criaturas…”Deu os doces nomes de irmãos e irmãs a todas as criaturas, às aves do céu, às flores do campo e até mesmo ao lobo feroz de Gubbio.

Estabeleceu fraternidade com os mais discriminados, como os leprosos, e com todas as pessoas, como o sultão muçulmano Melek el-Kamel, no Egito, com quem manteve longos diálogos. Rezavam junto. São Francisco assumiu o título mais alto que os muçulmanos dão a Alá “Altíssimo”. O Cântico das criaturas começa com o “Altíssimo”.

No homem de Assis, tudo é cercado de cuidado, simpatia e ternura. O filósofo Max Scheller, professor de Martin Heidegger, em seu conhecido estudo “A Essência e as Formas da Simpatia” (1926) dedica páginas brilhantes e profundas a Francisco de Assis. Ele afirma: 

“Nunca na história do Ocidente surgiu uma figura com tamanha força de simpatia e emoção universal como a que encontramos em São Francisco”. Nunca mais foi possível preservar a unidade e a integridade de todos os elementos como em São Francisco, nas esferas da religião, do erotismo, da ação social, da arte e do conhecimento” (1926, p. 110). Talvez seja por isso que Dante Alignieri o chamou de “sol de Assis” (Paraíso XI, 50).

Essa experiência cósmica tomou forma brilhante em seu “Cantico di Frate Sole” ou “O Cântico das Criaturas”. Ali encontramos uma síntese completa entre ecologia interior(os impulsos da psiqué) e ecologia exterior, a relação amigável e fraterna com todas as criaturas. Estamos celebrando o 800º aniversário do Cântico do Irmão Sol em um contexto tão lamentável como o atual. Embora possa parecer estranho, faz sentido porque, em meio a uma dor física e espiritual insuperável, Francisco de Assis teve um momento de iluminação e criou e cantou com seus irmãos este hino, que está repleto do que mais precisamos: a união do céu com a Terra, o significado sacramental do Irmão Sol, da Lua, da água, do fogo, do ar, do vento e da Mãe Terra, vistos como sinais do Criador e, finalmente, a paz e a alegria de viver e coexistir em meio às tribulações que estava vivenciando e pelas quais também  nós estamos assolados.

Consideremos primeiro o contexto em que o hino surgiu. A Legenda Perusina contém um relato detalhado. Dois anos após a estigmatização no Monte Alverna, Francisco foi tomado por um grande amor, que, na linguagem de Boaventura, significava uma morte sem morte. Francisco estava quase cego. Ele não conseguia ver este sol. Sofrimentos internos e externos o afligiam repetidamente. A ordem fundada estava virando uma instituição e não mais um movimento de seguimento estrito do Evangelho. Isso o fazia sofrer muito.

Era a primavera de 1225. O local era a pequena capela de São Damião, onde Clara e suas irmãs viviam. Cheio de dor, ele não conseguia encontrar paz. Passou cinquenta dias em uma cela escura, sem conseguir ver a luz do dia ou o fogo da noite. A dor nos olhos o impedia de dormir ou descansar. Quase desesperadamente, ele orou: “Ajuda-me, Senhor, na minha doença, para que eu possa suportá-la pacientemente.”Não pedia para livrar-se dela, apenas para suportá-la.

Enquanto orava, seu biógrafo Tomás de Celano observa que Francisco entrou em agonia. Em meio a essa situação, ouviu uma voz dentro de si: “Feliz, irmão, e feliz em meio às suas aflições e doenças. No futuro, você poderá estar tão seguro como quem está no meu reino.

Francisco ficou repleto de uma alegria incrível. O dia amanheceu na noite escura. Sentiu-se transportado para o reino de Deus, símbolo da reconciliação ilimitada da criação decaída com o desígnio do Criador.

Então Francisco levantou-se, murmurou algumas palavras e cantou o hino a todas as coisas: “Altissimu, onnipotente, bon Signore”. Chama os teus irmãos e canta com eles o cântico que acabara de compor.

Altíssimo, Onipotente, Bom Senhor, Tu és o louvor, a glória, a honra e toda a bênção. A Ti somente, Altíssimo, pertence, e nenhum homem é digno de Te mencionar. Louvado sejas, meu Senhor, com todas as tuas criaturas, especialmente nosso Senhor Irmão Sol, que é dia e, portanto, nos dá luz. E é belo e radiante com grande esplendor, De Ti, Altíssimo,ele é um significado. Louvado sejas, meu Senhor, por tua irmã, a lua e as estrelas. Coisas brilhantes, preciosas e belas se formaram no céu. Louvado sejas, meu Senhor, pelo irmão Vento, e pelo ar, pelas nuvens, pela serenidade e por todo o tempo, através do qual sustentas as tuas criaturas. Louvado sejas, meu Senhor, pela irmã Água. Ela é muito útil, humilde, preciosa e casta. Louvado sejas, meu Senhor, pelo irmão fogo, iluminas a noite, e que é belo, alegre, robusto e forte. Louvado sejas, meu Senhor, por nossa irmã Mãe Terra, que nos sustenta e governa, e produz vários frutos com flores e árvores coloridas. Louvado sejas, meu Senhor, por aqueles que te perdoam por teu amor e suportam doenças e tribulações. Bem-aventurados os que as suportam em paz, pois por ti, Altíssimo, eles serão coroados. Louvado sejas, meu Senhor, por nossa irmã, a morte corporal, da qual nenhum ser vivo pode escapar…. Louvai e bendizei meu Senhor, dai-Lhe graças e servi-O com grande humildade”.

Como demonstrou  o franciscano Éloi Leclerc ( 1977), sobrevivente dos campos de extermínio nazistas, para Francisco elementos externos como o sol, a terra, o fogo, a água, o vento e outros não eram apenas realidades objetivas, mas realidades simbólicas, emocionais, verdadeiros arquétipos que energizam a psique no sentido de uma síntese entre o exterior e o interior e uma experiência de unidade com o Todo. Francisco canta o sol, a lua, as estrelas e outros seres, incapaz de vê-los porque, no fim da vida, era praticamente cego. Ele inclui em seu elogio o que há de mais difícil de integrar: a morte. Na biografia de Celano, a morte é feita hóspede de Francisco. Ele jovialmente diz: “Bem-vinda, minha irmã Morte”.

São Francisco por sua ternura e irmandade ilimitada se tornou um homem universal. Realiza plenamente o projeto humano de harmonia com toda a criação,sentindo-se parte dela como um irmão.Ele suscita e nós a esperança de que podemos conviver em paz com a Mãe Terra.

Leonardo Boff, escreveu Francisco de Assis: ternura e vigor,Vozes 1982.

Um novo conceito ecológico: “humanicídio”

https://aterraeredonda.com.br/wp-content/uploads/2020/03/michael.jpgUm novo conceito ecológico: “humanicídio”

Por MICHAEL LÖWY*

O autor deste artigo, Michael Löwy, professor na Sorbone é um sociólogo da religião mas que vai muito além de sua especialidade. É um dos fundadoes do ecosocialismo e um profundo conhecedor da teologia da libertação latino-americana. É autor de vasta obra, de um marxismo límpido e nada escolar, aberto à discussão de questões que tem a ver com o futuro da Terra e o destino da espécie humana. Publicamos aqui este seu artigo que revela especialmente esta sua preocupação, numa lnguagem moderada e sempre cientificamente bem fundada. Considero-o um dos grandes intelectuais públicos a  nivel mundial e também brasileiro pois está sempre acompanhando a situação de nosso país. Leonardo Boff

1.

O Institute and Faculty of Actuaries (IFoA) da Exeter University (Reino Unido) acaba de publicar, em janeiro de 2025, seu novo relatório sobre as mudanças climáticas, “Current climate policies risk catastrophic societal and economic impacts”. Este documento, de indiscutível teor científico, suscitou muitos comentários na imprensa, que se referiam, quase exclusivamente, a uma das previsões do documento: a possibilidade, no pior dos cenários, de que, a partir da década de 2050, o PIB mundial caia para 50% de seu nível atual. Para a grande mídia, o PIB é o único critério que, de fato, conta, a medida de todas as coisas.

Para aqueles que, como o filósofo humanista grego Protágoras (séc. V a.C.), acreditam que “o ser humano é a medida de todas as coisas”, o relatório da Institute and Faculty of Actuaries contém outra informação mil vezes mais importante e preocupante: no pior dos cenários – com temperaturas 3° acima dos níveis pré-industriais – a mortalidade humana poderá atingir a metade da humanidade, cerca de quatro bilhões de pessoas, vítimas da fome, da falta de água, de doenças, de catástrofes “naturais” (incêndios, inundações, etc.) e de conflitos.

O relatório da Institute and Faculty of Actuaries pode ser considerado muito pessimista ou muito otimista, mas dá uma ideia aproximada da ordem de grandeza dos riscos decorrentes das mudanças climáticas. E não em um século: em algumas décadas.

Em direito internacional, conhecemos o conceito de “ecocídio”: a destruição ou o dano irreparável de um ecossistema por um fator antropogênico, especialmente por um processo de superexploração desse ecossistema, intencional ou não (utilizarei a definição da Wikipédia). Também conhecemos muito bem o conceito de genocídio: um crime que consiste na eliminação concreta intencional, total ou parcial, de um grupo nacional, étnico ou religioso enquanto tal.

Penso que é necessário introduzir agora um novo conceito no debate sobre o direito internacional: o “humanicídio”, o extermínio concreto, total ou parcial, da humanidade enquanto tal. É claro que não é intencional: os criminosos não planejam o humanicídio, eles são simplesmente indiferentes às consequências humanas de suas ações. Conduzindo suas práticas de acordo com um único critério – a maximização do lucro –, são eles os responsáveis pelas mudanças climáticas. Quem são eles? A oligarquia fóssil – os formidáveis interesses ligados ao petróleo, ao carvão e ao gás, incluindo não só a exploração dos recursos fósseis, mas também a indústria automobilística, petroquímica e muitos outros ramos da produção capitalista, incluindo os bancos que os financiam, assim como sua expressão política: os governos negacionistas ou inativos.

2.

A associação Attac utiliza o conceito de “criminalidade climática organizada” para se referir aos responsáveis pelas catástrofes climáticas mortais que ocorrem atualmente em todo o mundo. Mas se as previsões da Exeter University se confirmarem, seremos confrontados com um grau de “criminalidade climática” de natureza infinitamente mais grave.

O direito internacional ainda não incorporou o ecocídio, e é pouco provável que o faça em relação ao humanicídio. Entretanto, é urgente agir, aqui e agora, para interromper a corrida rumo ao abismo. O humanicídio não é inevitável, ainda podemos impedi-lo. Mas o tempo está acabando…

*Michae Löwy é diretor de pesquisa em sociologia no Centre nationale de la recherche scientifique (CNRS). Autor, entre outros livros, de Franz Kafka sonhador insubmisso (Editora Cem Cabeças) [https://amzn.to/3VkOlO1]