De-demonizzare il Satana o il Diavolo

In questi tempi di campagne politiche e presidenziali, non è raro che un candidato demonizzi il suo avversario. C’è anche una strana divisione tra chi è dalla parte di Dio e chi è dalla parte Diavolo o di Satana.

Questo termine Satana (in ebraico) o Diavolo (in latino) ha acquisito molti significati, positivi e negativi, nel corso della storia. Ciò si verifica in molte religioni soprattutto in quelle abramitiche (ebraismo, cristianesimo e islamismo).

Tuttavia, dobbiamo dire che nessuno ha subito tante ingiustizie ed è stato così “demonizzato” come Satana stesso. All’inizio non fu così. Per questo motivo è importante raccontare brevemente la storia di Satana o del Diavolo.

Egli è annoverato tra i “figli di Dio” come gli altri angeli, come si dice nel libro di Giobbe (Gb 1,6). Sta nella corte celeste. Pertanto, è un essere di bontà. Non è la figura che diventerà più tardi. Ma ha ricevuto da Dio un compito insolito e ingrato: deve mettere alla prova persone buone come Giobbe, che è «un uomo integro, retto, teme Dio e rifugge il male» (Gb 1,8). Deve sottoporlo a tutti i tipi di prove per vedere se, in effetti, è quello che tutti dicono di lui: «non c’è altro come lui sulla terra» (Gb 1,8). Come prova promossa da Satana, Giobbe perde tutto, famiglia, beni e amici. Ma non perde la fede.

Ci fu una grande mutazione a partire dal VI secolo aC, quando gli ebrei vissero in cattività babilonese (587 aC) in Persia. Lì si confrontarono con la dottrina di Zoroastro che stabiliva il confronto tra il “principe della luce” e il “principe delle tenebre”. Loro incorporarono questa visione dualistica e manichea. Si diede origine a Satana come parte del regno delle tenebre, il “grande accusatore” o “avversario” che induce gli esseri umani ad atti malvagi. In seguito, si produce il confronto tra Dio e Satana. Nei testi tardo ebraici, dal II secolo aC, soprattutto nel libro di Honoch, si elabora la saga della rivolta degli angeli guidati da Satana, ora chiamato Lucifero, contro Dio. Si narra della caduta di Lucifero e di circa un terzo degli angeli che aderirono e finirono per essere espulsi dal cielo.

Sorge allora la domanda: dove collocarli se sono stati espulsi? Lì si fece uso della categoria dell’inferno: de fuoco ardente e di tutti gli orrori, ben descritti da Dante Alighieri nella seconda parte della sua Divina Commedia dedicata all’inferno.

Nel Primo Testamento (l’Antico) non si parla quasi del diavolo (cfr Cron 21,1; Samuele 24,1). Nel Secondo Testamento (Nuovo) appare in alcuni racconti “…saranno gettati nella fornace di fuoco; ci sarà pianto e stridore di denti» (Mt 8,12;13,42-50; Lc 13,27) o nella parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro (Lc 16,23-24) o nell’Apocalisse (16,10 -11).

Questa comprensione fu assunta dai teologi antichi, specialmente da sant’Agostino. Lui ha influenzato l’intera tradizione delle Chiese, la dottrina dei Papi ed è arrivato ai giorni nostri.

La categoria dell’inferno e della dannazione eterna fu decisiva nella conversione dei popoli originari dell’America Latina e di altri luoghi di missione, producendo paura e panico. I loro antenati, si diceva, poiché non erano cristiani, erano all’inferno. E si sosteneva che se non si fossero convertiti e non si fossero lasciati battezzare, avrebbero conosciuto lo stesso destino. Ciò è presente in tutti i catechismi che furono elaborati, subito dopo la conquista, per convertire gli Aztechi, gli Incas, e tutti gli altri. Fu la paura, che un tempo ha portato e porta tuttora alla conversione delle moltitudini, come dimostra il grande storico francese Jean Delumeau. È facendo appello al Diavolo, a Satana, che oggi, in tempi di rabbia e odio sociale, si cerca di squalificare l’avversario, spesso reso nemico da demoralizzare e infine liquidare.

Qui bisogna superare tutto il fondamentalismo del testo biblico. Non basta citare testi sull’inferno, anche dalla bocca di Gesù. Dobbiamo saperli interpretare per non cadere in contraddizione con il concetto di Dio e distruggere cosi la buona novella di Gesù, del Padre pieno di misericordia, come il padre del figliol prodigo che accoglie il figlio perduto (Lc 15 ,11-23).

In primo luogo, gli esseri umani cercano una ragione per il male nel mondo. Ci sono grandi difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità. Quindi si trasferiscono al Demonio o ai demoni.

In secondo luogo, il significato dei demoni e dell’inferno degli orrori rappresenta una pedagogia della paura per indurre le persone a cercare la via del bene attraverso la paura. Demonio e inferno, pertanto, sono creazioni umane, una specie di pedagogia sinistra, come fanno ancora le madri con i bambini: “Se non ti comporti bene, di notte, il lupo cattivo verrà a morderti un piede”. L’essere umano può essere il Satana della terra e della società. Può creare “l’inferno” per gli altri attraverso l’odio, l’oppressione e i meccanismi della morte, come infelicemente sta accadendo nella nostra società.

In terzo luogo, Satana o il Diavolo è una creatura di Dio. Dire che è una creatura di Dio, significa che, in ogni momento, Dio sta creando e ricreando questa creatura, anche nel fuoco dell’inferno. Altrimenti ritornerebbe nel nulla. Può Dio, che è amore e bontà infinita, prestarsi a questo? Dice bene il libro della Sapienza: “Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? […] Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita» (Sap 11,24-26). Papa Francesco lo ha detto chiaramente: «non esiste la dannazione eterna; lei è solo per questo mondo».

In quarto luogo, il grande messaggio di Gesù è l’infinita misericordia di Dio-Abba (caro padre) che ama tutti, anche gli «ingrati e malvagi» (Lc 6,35). L’affermazione del castigo eterno all’inferno distrugge direttamente la buona novella di Gesù. Un Dio punitore è incompatibile con il Gesù storico che annunciò l’amore infinito di Dio per tutti, anche per i peccatori. Il Salmo 103 lo aveva già intuito: «Il Signore è compassionevole e clemente, lento all’ira e ricco di misericordia. Non sta sempre accusando e non porta rancore per sempre. Non ci tratta secondo i nostri peccati… come un padre ha compassione dei suoi figli e delle sue figlie, così il Signore avrà pietà di coloro che lo amano, perché conosce la nostra natura e ricorda che siamo polvere… La misericordia del Signore è da sempre per sempre» (103,8-17). Dio non può mai perdere nessuna creatura, per quanto perversa sia. Se l’avesse persa, anche una sola, avrebbe fallito nel suo amore. Beh, non può succedere.

Ha detto bene Papa Francesco che predica instancabilmente la misericordia: «La misericordia sarà sempre più grande di qualsiasi peccato e nessuno potrà porre limiti all’amore del Dio che perdona» (Misericordiae vultus, 2)

Questo non significa che uno entrerà comunque in paradiso. Tutti passeranno attraverso il giudizio e la clinica di Dio, per purificarsi lì, riconoscere i propri peccati, imparare ad amare ed entrare finalmente nel Regno della Trinità. È il purgatorio che non è l’anticamera dell’inferno, ma l’anticamera del paradiso. Chi sta lì purificandosi, partecipa già al mondo dei redenti.

L’inferno e i demoni e il principale di loro, Satana, sono le nostre proiezioni del male che esiste nella storia o che noi stessi produciamo e per il quale non vogliamo incolpare noi stessi e le proiettiamo su queste figure sinistre.

Dobbiamo finalmente liberarci da tali proiezioni per vivere la gioia del messaggio di salvezza universale di Gesù Cristo. Questo delegittima tutta la demonizzazione in qualsiasi situazione, specialmente, nella politica e nelle chiese pentecostali carismatiche che usano la figura del diavolo e dell’inferno in modo del tutto esorbitante. Per spaventare i fedeli piuttosto che confortarli con l’amore e la misericordia infinita di Dio.

Leonardo Boff è teologo, filosofo e ha scritto: Vida para além da morte, Vozes, muitas edições 2021.

(traduzione dal portoghese in italiano di Gianni Alioti)

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