Quale lupo si nutre dentro di te?

La teologia cattolica tradizionale ha sempre affermato che l’essere umano è “simul iustus et peccator”, è “insieme giusto e peccatore” o, in un linguaggio più convenzionale, ha in sé simultaneamente sia ​​la dimensione del bene che la dimensione del male. Nessuno è totalmente cattivo, né totalmente buono. Se fosse totalmente malvagio, non ci sarebbe modo di redimerlo, ma solo di ricrearlo. La redenzione salva quel residuo di bontà che rimane nella persona malvagia e così gli viene permesso di recuperare la sua parte di bontà e la sua umanità.

Ugualmente afferma che per quanto uno sia migliore e più santo, mai è completamente buono e santo; c’è sempre un’ombra di imperfezione o malignità che lo accompagna. Pertanto, dobbiamo tutti accettare questa condizione umana. Non è un difetto della creazione. Ma esattamente, espressione della nostra finitezza e della condizione esistenziale. Stiamo sempre costruendo noi stessi, avendo come opzione di base o la gentilezza e l’inclusione dell’altro o la malignità e l’esclusione. Non si tratta di una visione riduzionista, di nero o bianco, ma di una gradazione di entrambi, privilegiando l’uno senza poter eliminare totalmente l’altro.

Molteplici sono le varianti di questa complessa realtà che segna irrimediabilmente l’essere umano. Freud dirà che siamo posseduti, allo stesso tempo, dalla pulsione di morte (thanatos) che risponde a tutto ciò che è oscuro e malvagio in noi; o la pulsione di vita che significa il nostro lato luminoso e buono (éros). Entrambi coesistono e lui stesso non saprebbe garantire chi sarà finalmente vittorioso, riconosce solo che convivono in tensione. Edgar Morin preferisce l’espressione homo sapiens e homo demens. Siamo portatori di intelligenza e saggezza e allo stesso tempo di eccessi e demenze. Altri ancora, come Carl Jung, usano le espressioni di dimensione di luce e dimensione di ombra che ci abitano e con cui dobbiamo confrontarci per tutta la nostra vita.

L’opzione di fondo che prenderemo, per l’una o per l’altra, segnerà la qualità etica della nostra vita, coscienti che non sarà mai un’opzione puramente chiara, ma sempre accompagnata da quella oscura, in perenne disputa per l’egemonia. Quale sarà quella predominante?

Questa griglia teorica è importante per farci capire cosa sta succedendo in Brasile e anche in tante parti del mondo: c’è un’ondata di odio, di discriminazioni di ogni genere, di violenza simbolica con parole offensive che i nostri bambini non dovrebbero nemmeno ascoltare, violenza reale con la mattanza di studenti nelle scuole, o di giovani neri e poveri delle nostre periferie, di immigrati da varie parti, in fuga dalla guerra e dalla fame. Ci sono guerre letali in vari luoghi, che danno origine, nel caso della guerra Russia-Ucraina, NATO e USA, a russo-fobia, a sino-fobia e, al contrario, odio per l’Occidente secolarizzato che ha perso il riferimento al trascendente e al sacro.

Peggio ancora, la disputa per un mondo unipolare (USA) o multipolare (Russia, Cina, BRICS) che può portare a un’escalation crescente fino al punto di utilizzare armi che liquideranno l’umanità stessa, secondo la formula: 1+1 = 0. Vale a dire: una superpotenza nucleare ne distrugge un’altra e pone fine alla specie umana. E ci sono abbastanza pazzi da entrambe le parti che non hanno paura di ricorrere a un espediente terminale, soprattutto i suprematisti bianchi e neocon nordamericani, che si credono illusoriamente portatori di “un destino manifesto” e di essere il nuovo popolo di Dio sulla Terra. Qualcosa di simile, con argomenti somiglianti, accade anche dal lato russo.

Come faremo a sopravvivere a questa situazione drammatica, mai vista prima nella nostra storia globale? È innegabile che occorre reinventare l’essere umano, un rinascimento che abbia come opzione di base valori immateriali come l’amore, la solidarietà, l’arte, la musica e la spiritualità ecc. È in questo contesto che mi è venuta in mente la lezione di un saggio indiano Cherokee.

Eccola: “Un giovane si avvicinò al vecchio saggio del popolo Cherokee e gli disse: ho subito un’ingiustizia da parte di un altro giovane e non saprei come ribattere. E il vecchio saggio, pensò un po’ e gli disse: lascia che ti racconti una storia. Anche io provavo odio e disprezzo per qualcuno che mi fece una grande ingiustizia. E la cosa peggiore è che quella persona non aveva nemmeno rimorso per il male che mi aveva causato. Dopo diverse ingiustizie subite, sono arrivato a pensare che la vita fosse ingiusta con me.

Tuttavia, dopo molte riflessioni, mi sono reso conto che l’odio colpiva me e non il mio aggressore. Sono giunto alla conclusione che odiare è come prendere io stesso del veleno, immaginando che l’altro finisca per morire avvelenato.

Adesso vedo le cose così: dentro di me ci sono due lupi. Uno molto buono, vive in armonia con gli altri animali, non offende nessuno e non è offeso. Ma se ha bisogno di reagire, lo fa nel modo giusto, senza lasciarsi prendere dalla rabbia e dall’odio.

C’è anche un altro lupo. Questo è sempre irritabile, litiga con tutti e anche senza motivo offende gli altri. La rabbia e l’odio sono più forti in lui del suo autocontrollo. È una rabbia senza senso perché non produce alcun cambiamento in lui. Continua stando male.

Mio caro ragazzo, non è per niente facile convivere con questi due lupi che sono dentro di te, perché entrambi vogliono dominare il tuo spirito e il tuo cuore. Così è per ogni essere umano.

Il giovane, perplesso, chiese al vecchio saggio: chi dei due vince in questa lotta interiore? Il vecchio saggio Cherokee sorrise e disse: è quello a cui dai da mangiare”.

Conclusione: l’umanità, tu e ciascuno di noi supererà il mondo dell’odio, della vendetta e della guerra, se nutrirà il lupo della pace e dell’armonia che è in tutti. In caso contrario…

Come direbbe Gesù di Nazaret: “Chi può comprendere questo messaggio, lo comprenda e lo metta in pratica”. Altrimenti conoscerai la desolazione dell’abominio.

Leonardo Boff ha scritto: “O doloroso parto da Mãe Terra :uma sociedade de fraternidade sem fronteiras e de amizade social”, Vozes 2021; “A busca da justa medida”, Vozes, 2023.

(traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)

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