Ancora mistica e spiritualità per calciatori

In un precedente articolo, avevo affrontato la necessità di fornire oltre che assistenza pisicologica ai giocatori della Coppa Mondiale di Calcio, anche assistenza spirituale. Parlavo allora di mistica in senso non confessionale, ma come espressione della dimensione del profondo umano, un dato antropologico di base.

Voglio adesso abbordare la spiritualità in senso proprio, oggi così in voga anche tra i grandi nomi della scienza. Non come monopolio delle religioni, ma come una dimensione dell’umano a pari diritto di cittadinanza, di volontà, d’intelligenza, potere e libido.

Tra le molte forme d’intelligenza oggi studiate, tre sono di maggiore rilevanza: intelligenza intellettuale, intelligenza emozionale e intelligenza spirituale, tutte fondate su serie ricerche scientifiche.

Attraverso l’intelligenza intellettuale (il nostro famoso QI) organizziamo i pensieri, articoliamo i vari saperi, specialmente il linguaggio e le strategie dell’azione. Essa è legata a quella dimensione del cervello chiamata neocorteccia. Questa, nel processo di antropogenesi è relativante recente. Non possiede più di 7-8 milioni d’anni, ma pienamente sviluppata con la comparsa del’homo sapiens sapiens centomila anni fa. L’opera civilizzatrice con le sue arti e scienze proviene dalla neocorteccia. Senza questa non capiremmo il mondo di oggi, né potremmo sopravvivere. Ma l’intelligenza intellettuale da sola non spiega la vita umana.

Esiste in noi un’intelligenza emozionale, studiata particolarmente da Daniel Goleman, nel suo famoso libro Intelligenza emozionale (Objetiva, 1995). Questa è legata al cervello limbico, che comparve circa 130 milioni di anni fa, quando irruppero nell’evoluzione i mammiferi. Questi portano i cuccioli dentro di loro. Quando nascono, ne hanno cura, li circondano di premure e di amore. Era nato nell’universo conosciutto qualcosa di assolutamente nuovo: l’emozione, l’affetto, il sentimento, la passione, l’amore e anche i loro contrari. Noi esseri umani abbiamo dimenticato che siamo mammiferi intelletuali e razionali. Gli strati più profondi e decisivi della nostra vita, possiedono una storia millenaria. Noi siamo prima di tutto esseri di emozione e di sentimento.

Goleman ha dimostrato che la prima reazione umana davanti a qualsiasi fenomeno non è intellettuale/razionale, ma emozionale. Pochi momenti dopo entra in azione l’intelligenza razionale /intellettuale.

Alcuni fiolosofi (Maffesoli, Cortina, Scheler, Muniz Sodré, Duarte Junior) la chiamano anche “ragione cordiale, o sensibile”. Goleman critica l’inflazione dell’intelligenza razionale che ha reso le persone insensibili, individualiste, competitive e inclini alla violenza, suggerisce una vera “alfabetizzazione emozionale” a partire dalla scuola, cosa che io sto chiedendo da vent’anni con il libro Saber Cuidar e Cuidado Necessario (tutti e due dall’Editrice Vozes). Questo diminuisce la violenza in tutti i campi. Nell’intelligenza emozionale risiede la nicchia dei valori, dell’etica, dell’amore e di quello che dà senso alla nostra vita.

Infine esiste in noi l’intelligenza spirituale. Negli ultimi vent’anni, hanno avuto un grande sviluppo le neuroscienza, la neurolinguistica e altre affini che studiano il cervello umano. In esso ci sono miliardi e miliardi di neuroni e sinapsi (connessioni tra loro). C’è stata una constatazione sorprendente: ogni volta che qualche persona si occupa esistenzialmente di visioni globali delle cose, del senso della vita o del sacro e Dio, nel lobo frontale si verifica un’accelerazione inusitata di neuroni. Danah Zohar, una scienziata quantica e Ian Marshall, suo marito psichiatra, hanno sintetizzato le molte ricerche in un libro disponibile in portoghese: QS: L’Intelligenza Spirituale (Record 2000). Gli scienziati e non i teologi hanno dato a questa esperienza il nome di il “Punto Dio” nel cervello. Si tratta di un vantaggio evolutivo dell’essere umano: possedere un organo interno attraverso il quale captare il “Tutto” legato da un “anello” sacro che tutto unifica.

Così come abbiamo organi interni, occhi, naso, udito ecc., attraverso i quali captiamo il mondo materiale, abbiamo un organo interno attarverso il quale captiamo questo filo conduttore, ritenuto come la Suprema realtà, che tutto sostiene. Possiamo chiamarla con mille nomi. Non importa. Il più semplice è chiamarla immagine di Dio (Dio stesso è più che non il “Punto Dio”). Questa dimensione sta in ogni persona e costituisce la base biologica dell’intelligenza spirituale. Essa si manifesta per maggiore sensibilità davanti all’altro, attraverso maggior amore, più compassione, più rispetto e più devozione. La nostra cultura materialitisca ha coperto di cenere con il suo consumismo e volontà di dominare tutto. Attivato il “Punto Dio”, ci umanizziamo e ci spiritualizziamo. Il frutto è una profonda pace e serenità e il sentimento che siamo inseriti in un Tutto più grande che ci accoglie. Ci sentiamo pieni di “entusiasmo”: la presenza del Dio interiore. Ho scritto un libro dal titolo Meditação da Luz. O Caminho da Simplicidade (Vozes 2010) dove tento di tradurre l’attivazione del “Punto Dio” servendomi del cammino più antico dell’oriente e dell’occidente che è prendere la Luce come elemento che risveglia e attiva il “Punto Dio”.

Oso un suggerimento: che ve ne pare se un giocatore e un allenatore, oltre che agli allenamenti e all’indispensabile psicologia, incorporassero un momento di meditazione per attivare il loro “Punto Dio”? Sicuramente sentirebbero molta più pace e sarebbero meglio disposti al gioco.

Leonardo Boff appartiene all’associazione internazionale di psicologia analitica (IAAP) di linea junguiana, Zurigo.

 

Traduzione di Romano Baraglia

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