Leonardo Boff
Il noto e sempre apprezzato pilota e scrittore Antoine de Saint-Exupéry, autore de Il Piccolo Principe, in un testo postumo, scritto nel 1943, ‘Lettera al Generale “X” e il senso della guerra’ prima che il suo aereo precipitasse nel Mediterraneo, afferma con grande enfasi: “Non c’è se non un problema, uno solo: scoprire che esiste una vita dello spirito che è ancora più alta della vita dell’intelligenza, l’unica che può soddisfare l’essere umano” (Piano B Edizioni, 2014).
In un altro testo, scritto nel 1936, quando era corrispondente di “Paris Soir”, durante la guerra di Spagna, porta il titolo “Lettera a un ostaggio – Bisogna dare un senso alla vita degli uomini”. Lì ritorna sul tema della vita dello spirito. Egli afferma: “l’essere umano non si realizza se non insieme ad altri esseri umani, nell’amore e nell’amicizia; tuttavia, gli esseri umani non si uniscono semplicemente avvicinandosi gli uni agli altri, ma fondendosi nella stessa divinità. In un mondo fatto deserto, abbiamo sete di trovare compagni con cui condividere il pane” (Elliot Editore, 2014). Alla fine della “Lettera del Generale “X” conclude: “Quanto abbiamo bisogno di un Dio” (op.cit.).
Effettivamente, solo la vita dello spirito conferisce pienezza all’essere umano. Essa rappresenta un bellissimo sinonimo di spiritualità, spesso identificata o confusa con religiosità. La vita dello spirito è un dato originario della nostra dimensione profonda, un dato antropologico come l’intelligenza e la volontà, la libido, qualcosa che appartiene alla nostra essenza. È alla base della nascita di tutte le religioni e percorsi spirituali.
Sappiamo prenderci cura della vita del corpo. Oggi vige una vera cultura con tante palestre. I psicoanalisti di varie tendenze ci aiutano a prenderci cura della vita della psiche, dei nostri angeli e demoni interiori, per farci condurre una vita con relativo equilibrio, senza nevrosi e depressione.
Ma nella nostra cultura, abbiamo praticamente dimenticato di coltivare la vita dello spirito. Le religioni che dovrebbero, per loro natura, compiere questa missione, la maggior parte di esse, predicano le loro dottrine, dogmi e riti già induriti piuttosto che offrire una singolarità alla vita dello spirito. Questa è la nostra dimensione radicale, dove si depositano le grandi domande, si annidano i sogni più osati e si elaborano le utopie più generose.
La vita dello spirito si nutre di beni intangibili come è l’amore, l’amicizia, la convivenza amichevole con gli altri, la compassione, la cura e l’apertura all’infinito. Senza la vita dello spirito vaghiamo, senza un senso che ci orienti e che renda la vita desiderabile e grata.
Un’etica della Terra, del riconoscimento della sua dignità, del rispetto della sua complessa e ricchissima diversità, non può sostenersi a lungo senza quel supplément d’ame che è la vita dello spirito. Facilmente l’etica cade nel moralismo o negli appelli spirituali, senza parlare al cuore delle persone.
La vita dello spirito, cioè la spiritualità, ci fa sentire parte della Madre Terra che dobbiamo amare e curare. Perché questa è la nostra missione che l’universo e Dio ci hanno affidato.
A causa del fatto che non stiamo adempiendo la missione che ci è stata affidata nell’atto della creazione dell’essere umano di “custodire e prendersi cura del giardino dell’Eden” (Gn 2,15), cioè della Madre Terra, è che siamo arrivati oggi al limite estremo che, a causa delle guerre nucleari e terminali, per il drastico cambiamento del regime climatico e di altri fattori che sbilanciano il pianeta, possiamo andare incontro a grandi catastrofi ecologico-sociali. Non è impossibile nemmeno autodistruggersi, vanificando il piano del Creatore.
Confidiamo e speriamo nel minimo di razionalità che ci resta, intriso di intelligenza emotiva e cordiale che ci costringerà a cambiare rotta e ad inaugurare una bio-civiltà in cui l’amicizia tra tutti e i vincoli dell’amore possano salvarci. Alla fine, la vita dello spirito avrà compiuto la sua missione salvifica.
(traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)