Valutazione Etica Globale per la COP30

Leonardo Boff

La Presidenza della COP30 e il Global Ethical Assessment Circle, insieme al Movimento Globale della Carta della Terra, hanno lanciato un invito aperto a tutte le parti interessate a contribuire alla Valutazione Etica Globale (GES).

Pertanto, in qualità di membro della Earth Charter International, mi propongo di rispondere alle domande poste dalla Presidenza della COP30. Considero la Carta della Terra e l’enciclica di Papa Francesco, “Come prenderci cura della nostra casa comune“, le fonti ispiratrici per un’etica globale nei nostri tempi turbolenti.

Domande/Risposte:

1. Perché così spesso neghiamo o ignoriamo ciò che la scienza e i saperi tradizionali dicono sulla crisi climatica e condividiamo o tolleriamo la disinformazione, pur sapendo che le vite umane sono a rischio?

R/ La disinformazione è volontaria. Molti ricchi capi di stato e CEO di grandi aziende sono consapevoli dei rischi, poiché sono presenti e innegabili, come il riscaldamento globale, le inondazioni distruttive che hanno colpito intere città, gli immensi [e recenti] incendi in California, in Amazzonia e in Spagna, e persino la presenza di vari virus, in particolare il Coronavirus, che ha colpito l’umanità intera.

Negano questi dati chiari perché sono anti-sistemici. Il sistema del capitale oggi globalizzato è sempre più concentrato (1% contro il 99%). Prendere sul serio questi dati costringerebbe questo capitale a cambiare la sua logica, a prendersi cura della natura invece di sfruttarla eccessivamente, a coltivare la giustizia sociale ed ecologica. Non è sufficiente de-carbonizzare mantenendo la voracità dell’accumulazione. Come afferma la Carta della Terra: “Adottare modelli di produzione e consumo che proteggano le capacità rigenerative della Terra, i diritti umani e il benessere delle comunità” (§II, 7). Questo sistema disumano e privo di solidarietà non rinuncerà mai ai suoi vantaggi e privilegi. Seguendo la logica del capitale, prima o poi, ci troveremo di fronte a una grande tragedia ecologico-sociale che potrebbe avere ripercussioni sulla biosfera e, in ultima analisi, sulla sopravvivenza degli esseri umani su questo pianeta, che, essendo limitato, non può sostenere un progetto di crescita/sviluppo illimitato.

2. Perché continuiamo con modelli di produzione e consumo che pregiudicano i più vulnerabili e non sono in linea con la Missione 1,5°C?

R/ Non è nell’interesse del sistema dominante di produzione, che sfrutta eccessivamente la natura e i lavoratori, poiché ciò implicherebbe un passaggio da un paradigma di accumulazione a uno di sostegno a ogni forma di vita, sia umana che naturale (CT § I). I rappresentanti di questo sistema antepongono il profitto alla vita, la violenza contro la natura e gli esseri umani, la competizione al di sopra della pace e della collaborazione di tutti con tutti. Non sono consapevoli del fatto scientificamente provato dello “spirito di parentela con ogni forma di vita” (CT § Preambolo c). Questo sistema impedisce “la giustizia sociale ed economica e l’eliminazione della povertà come imperativo etico, sociale e ambientale” (CT III § 9). Nega il suo posto tra tutti gli esseri, poiché tutti sono importanti per comporre il Tutto. Il sistema di accumulazione, sia capitalista o in altro modo denominato, va contro la logica della natura e del processo di cosmo-genesi, poiché “tutti gli esseri devono essere trattati con rispetto e considerazione” (CT § III, 15), cosa che non fa. Qui risiede il suo vuoto etico.

3. Cosa possiamo fare per garantire che i paesi ricchi, i principali produttori e consumatori di combustibili fossili, accelerino le loro transizioni e contribuiscano a finanziare queste misure nei paesi più vulnerabili?

R/ Dobbiamo alimentare l’indignazione contro questo sistema che miete così tante vittime. Dobbiamo avere il coraggio di esercitare ogni tipo di pressione contro questo sistema che uccide e impegnarci a cambiarlo. Utilizzare i movimenti che “si prendono cura della comunità della vita con comprensione, compassione e amore” (CT § I, 2) e fare pressione su Stati e aziende. Saper usare le legislazioni esistenti che proteggono l’ambiente e limitano la concentrazione della ricchezza. Tutto questo è stato ottenuto grazie alla pressione dal basso. Ma l’indignazione e la pressione non bastano. Dobbiamo iniziare con qualcosa di nuovo e alternativo. La via più diretta e con buoni risultati è vivere e promuovere il bio-regionalismo. Valorizzare la regione e il territorio. Non quello stabilito con confini tracciati arbitrariamente dagli Stati, come i comuni. Dobbiamo abbracciare la regione così come la natura l’ha disegnata, con le sue foreste, i suoi fiumi, le sue montagne – in breve, la sua natura e le persone che abitano lì. Essa possiede la sua cultura unica, le sue feste e le sue personalità illustri: “si tratta di proteggere e ripristinare i disequilibri ecologici della Terra, con particolare attenzione alla diversità biologica e ai processi che sostengono la vita” (CT § II, 5). Un modo di produzione può essere realizzato con beni e servizi naturali locali, senza la necessità di grandi fabbriche o di trasporti estesi. Prendendo dalla natura ciò di cui abbiamo bisogno e rispettandone i ritmi e dandole il tempo di riprendersi (§ tutto il capitolo II: Integrità ecologica). È possibile e praticabile “costruire società democratiche che che siano eque, partecipative e pacifiche” (CT ​​§ I, 3), riducendo significativamente la povertà e persino superandola. Il centro è la comunità umana e di vita, e tutto il resto è al servizio di questo centro. Il risultato è il raggiungimento di uno stile di vita sostenibile, come affermato nella Carta della Terra (§ La Via da Seguire), e con il suo sviluppo sostenibile, appropriato a quella regione. Oggi, ci sono innumerevoli regioni nel mondo che vivono questo progetto con grande integrazione di tutti. L’intera Terra potrebbe essere come un arazzo di bio-regioni che interagiscono tra loro e si aiutano a vicenda, preservando così la sostenibilità dell’intero pianeta Terra.

4. Quali tradizioni, storie o pratiche (culturali, spirituali) della sua comunità ci insegnano a vivere in maggiore equilibrio con la natura?

R/ Molte città ripiantano alberi autoctoni in strade e piazze. Altre conducono campagne per riforestare spazi degradati o pulire i fiumi dai rifiuti, specialmente plastica e altri, garantire foreste ripariali lungo tutti i fiumi e i torrenti, incoraggiare l’agricoltura agro-ecologica nei campi e la coltivazione di ortaggi e altri prodotti naturali negli spazi tra gli edifici o sui tetti. Stabilire anche un rapporto amichevole tra consumatori urbani e produttori rurali. Visitandosi mutuamente e scambiandosi saperi. Questo crea una vera democrazia di produzione e consumo.

5. Considerando che dobbiamo garantire la diversità nella collettività, come possiamo mobilitare più persone, leader, corporazioni, imprese e nazioni per sostenere cambiamenti giusti ed etici nella lotta alla crisi climatica? Quali idee e valori potrebbero ispirarci in questa missione?

R/ In primo luogo, dobbiamo condividere ogni tipo di informazione sullo stato della Terra e sulle minacce che gravano su di essa, al punto da mettere in pericolo la biosfera e l’esistenza umana. Qui, è importante fornire dati sull’Earth Overshoot, ovvero la quantità di suolo e di mare di cui abbiamo bisogno per garantire la sussistenza dell’umanità. Si è verificato che la Terra è in rosso. Nel 2024, nei primi sette mesi dell’anno, abbiamo consumato tutti i beni e i servizi rinnovabili della Terra che garantiscono la vita. Attualmente abbiamo bisogno di quasi due Terre per soddisfare il consumo umano, in particolare il consumo opulento dei paesi ricchi, a scapito di gran parte dell’umanità che non possiede cibo a sufficienza e soffre la mancanza di acqua potabile e infrastrutture igienico-sanitarie (CT § III, 10). Solo nel 2024, abbiamo rilasciato nell’atmosfera 40 miliardi di tonnellate di CO², che vi rimangono per cento anni, insieme a 20 miliardi di tonnellate di metano, che è 28 volte più dannoso della CO², sebbene rimanga nell’atmosfera per circa 10 anni. Tutto questo inquinamento produce un effetto serra che riscalda sempre di più il pianeta. Si è ormai superato il livello sopportabile di +1,5 °C. Nel 2025, è a +1,7 °C, al di sopra dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi del 2015, che mirava a raggiungere questo livello solo entro il 2030. Il riscaldamento globale è stato anticipato e ha avuto gravi conseguenze umane, con temperature superiori a 40-45 °C nei paesi europei e freddo intenso nel Sud del mondo. La scienza è arrivata in ritardo e non può né arrestare né invertire questo riscaldamento, ma solo avvertire del suo arrivo e mitigarne gli effetti dannosi. Quando la Terra si stabilizzerà al suo nuovo livello climatico? Se le temperature fossero intorno ai 38-40 °C, molte vite non saranno in grado di adattarsi e scompariranno, sia nella natura che nell’umanità. Non abbiamo nemmeno menzionato una possibile guerra nucleare con “distruzione reciproca assicurata” che porrebbe fine alla vita umana. O un altro tipo di guerra utilizzando l’Intelligenza Artificiale Generale, attraverso la quale una potenza può immobilizzarne un’altra in modo tale che nulla possa funzionare: energia, automobili, aerei, razzi, mezzi di comunicazione, fino al punto di mettere in ginocchio l’altra nazione. Questa guerra non è impossibile. Non distrugge nulla, ma soggioga un’intera nazione o l’intera umanità, un dispotismo cibernetico che controllerebbe tutto, persino la vita privata. Un’IA autonoma potrebbe decidere che la specie umana non è più conveniente e stabilire di sterminare la vita sulla Terra.

Tutto questo desolante scenario ci porta a postulare un nuovo paradigma, suggerito dalla Carta della Terra e dalle due encicliche di Papa Francesco: Laudato Si’: sulla cura della nostra casa comune (2015) e la Fratelli Tutti (2020).

La Carta della Terra afferma chiaramente:

Siamo in un momento critico nella storia della Terra, un’epoca in cui l’umanità deve scegliere il suo futuro… La nostra scelta è: o formiamo un’alleanza globale per prenderci cura della Terra e gli uni degli altri, o rischiamo la nostra distruzione e la distruzione della diversità della vita” (2003, Preambolo).

Oppure Papa Francesco:

Siamo tutti sulla stessa barca: nessuno si salva da solo; o ci salviamo tutti, o periamo tutti” (Fratelli Tutti n. 34).

La ​​Carta della Terra invoca il rispetto e la cura per tutto ciò che esiste e vive, e per la responsabilità universale (§ I, 1). Il Papa sottolinea il passaggio dal dominus – paradigma della modernità e prevalente nel mondo – l’essere umano come padrone e signore della natura senza sentirsi parte di essa, al frater, l’essere umano fratello e sorella di tutti gli esseri. Poiché tutti provengono dalla stessa polvere della Terra; tutti hanno lo stesso codice biologico di base (i 20 amminoacidi e le 4 basi azotate); l’essere umano si sente parte della natura, non suo padrone e signore, essendo la sua missione quella di prendersi cura e custodire il Giardino dell’Eden (la Terra). La fraternità universale deve essere, innanzitutto, tra tutti gli esseri umani, formando la grande comunità umana e terrena” (Fratelli tutti, n. 6).

Questo sarebbe il nuovo paradigma. Il centro sarebbe la vita in tutta la sua diversità. L’economia, la politica e la cultura al servizio della vita.

È importante sottolineare che un’etica della cura, della responsabilità generale e della fraternità/sorellanza universale non può essere garantita da sola senza la spiritualità naturale. Questa non deriva direttamente dalla religione, anche se può rafforzarla, ma dalla propria natura umana. Questa spiritualità naturale è parte della natura umana tanto quanto l’intelligenza, la volontà e la sensibilità. Essa si rivela attraverso l’amore incondizionato, la solidarietà, l’empatia, la compassione, la cura e la riverenza per la totalità della natura e dell’universo e per il Creatore di tutte le cose. È l’esperienza della spiritualità naturale con i suoi valori che sostiene i comportamenti etici, necessari per salvaguardare la vita sulla Terra.

Solo questo nuovo paradigma può garantire il futuro della vita in generale, della vita umana e della sua civiltà. Altrimenti, potremmo unirci alla processione di coloro che si dirigono verso il loro fossa comune. Ma come afferma la Carta della Terra: “Le nostre sfide ambientali, economiche, politiche, sociali e spirituali sono interconnesse e insieme possiamo forgiare soluzioni inclusive” (CT § Preambolo c). È qui che risiede la soluzione alla nostra crisi planetaria. Pertanto, prevale la speranza che l’essere umano possa cambiare rotta e inaugurare una nuova fase nell’avventura umana sul pianeta Terra.

(Traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)

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